23 maggio 1992: ci sono date che ti segnano per tutta la vita

Avevo 9 anni il 23 maggio 1992. Ricordo che era un caldo sabato di primavera e con la mia famiglia eravamo andati a visitare il villaggio turistico dove avremo trascorso le vacanze estive.

Ero poco più che bambino e in quel sabato tranquillo e spensierato di una piacevole anticipazione estiva non riuscivo a spiegarmi perché i miei genitori e i proprietari del villaggio ad un tratto si fossero ammutoliti ed ingrigiti in volto mentre alla televisione passavano le immagini del telegiornale.

 Una cosa è certa, nella mia mente ancora risuonano le parole del giornalista che parlava di attacco allo stato, di tritolo, di autostrada sventrata, di corpi dilaniati. Quelle parole e il tono della sua voce trasparivano il terrore misto all’incredulità per quello che era accaduto, le stesse emozioni che esprimevano i volti delle persone presenti li con me.
Ricordo che chiesi ai mie genitori cosa fosse accaduto.

Fu la prima volta che notai in mia madre e mio padre un senso empatico di appartenenza e di condivisione del dolore che quella tragedia aveva suscitato e che prima d’allora non avevo mai visto dipinto così chiaramente sui loro volti.
Da quel giorno, da quel sabato ho iniziato a capire cosa fosse lo Stato e quale aurea importanza esso abbia per noi tutti, e questo grazie al Sacrificio di quei grandi uomini di legge e servitori dello Stato che furono Giovanni Falcone e gli agenti della sua scorta che si sacrificarono con lui.

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